quostat
2007-11-19 10:05:08 UTC
La "destra" italiana ha un suo tardo "centro" in Giolitti e un epigono
in Malagodi. Attraverso la raffinata sensibilità politica dei due grandi
statisti (il secondo dei quali venne letteralmente "affogato" dalla dc,
quando, all'inizio degli anni '60, si pose come figura centrale di una
"rinascenza liberale" in Italia, sottraendo voti e consensi alla balena
bianca ) corre quanto di "vera destra" il nostro Paese abbia conosciuto.
Essendo noto che di tale "destra" son punti centrali: un laicismo
senza cessioni al Vaticano che non sian sostanzialmente riconducibili
ai cardini fissati dalla"legge sulle guarentige"; un forte centralismo
statalista; un nazionalismo rispettoso delle istanze sovranazionali
(nella prospettiva fissata dallo "jus gentium"); uno stretto assetto
ordinamentale ed economico-finanziario; una piena accettazione della
libera iniziativa e libero commercio, nei limiti degli accordi
internazionali e della politica comunitaria.
Bene - e qui mi indirizzo ai pochi, veri uomini di destra che
frequentano questo nd - cosa ha da dividere il signore di Arcore e il
suo demagocico populismo d'accatto con le anzidette "virtù" politiche ?
E la risposta è semplice: nulla, e vediamone succintamente il perchè.
Per Berlusconi esser laico significa esser "libero" di aggredire la
"chiesa" ostile(marxista) e di combuttare con quella amica e sodale
(cattolica); esser centralista significa intrallazzare con le forze
maggiormente ostili all' accentramento statuale delle funzioni, con
appoggi non a istanze regionaliste, ma eversivo-insurrezionaliste
di ben individuate comunità socio-territoriali; esser nazionalista
significa premiare i contorni "iconografici" di una inesistente
"potenza strategica" italiana, serva a e acclive, invece, di
interessi estranei, spesso in contrasto con istanze sovranazionali;
esser custodi di assetti ordinamentali ed economico-finanziari
significa asservirli ai propri bisogni e solo in via succedanea a
quelli della collettività (v., per tutte, lo stravolgimento
operato al sistema giusprocessualistico nel settore penale e la
costituzione delle "scatole cinesi" negli assetti societari
d'interesse); esser, infine, allineato ai "principi liberistici"
acquista l'unico significato d'esser servo degli interessi
propri e della comunità ristretta che lo sostiene e incensa (come
miriadi di "carte processuali" hanno mostrato).
Al punto cui è giunta, la "vera destra" oggi può unicamente sperare
sulla fortissima presa di coscienza dell'unico uomo che - se disposto a
rinunciare agli ultimi orpelli fascisti - è in grado di rincuorarla e
indirizzarla, con piglio di statista e misura umorale, sui sentieri
della legalità repubblicana e della tradizione politica italiana: Fini.
quostat
--
NG it.politica.destra - http://www.news.nic.it/manif/it.politica.destra.txt
in Malagodi. Attraverso la raffinata sensibilità politica dei due grandi
statisti (il secondo dei quali venne letteralmente "affogato" dalla dc,
quando, all'inizio degli anni '60, si pose come figura centrale di una
"rinascenza liberale" in Italia, sottraendo voti e consensi alla balena
bianca ) corre quanto di "vera destra" il nostro Paese abbia conosciuto.
Essendo noto che di tale "destra" son punti centrali: un laicismo
senza cessioni al Vaticano che non sian sostanzialmente riconducibili
ai cardini fissati dalla"legge sulle guarentige"; un forte centralismo
statalista; un nazionalismo rispettoso delle istanze sovranazionali
(nella prospettiva fissata dallo "jus gentium"); uno stretto assetto
ordinamentale ed economico-finanziario; una piena accettazione della
libera iniziativa e libero commercio, nei limiti degli accordi
internazionali e della politica comunitaria.
Bene - e qui mi indirizzo ai pochi, veri uomini di destra che
frequentano questo nd - cosa ha da dividere il signore di Arcore e il
suo demagocico populismo d'accatto con le anzidette "virtù" politiche ?
E la risposta è semplice: nulla, e vediamone succintamente il perchè.
Per Berlusconi esser laico significa esser "libero" di aggredire la
"chiesa" ostile(marxista) e di combuttare con quella amica e sodale
(cattolica); esser centralista significa intrallazzare con le forze
maggiormente ostili all' accentramento statuale delle funzioni, con
appoggi non a istanze regionaliste, ma eversivo-insurrezionaliste
di ben individuate comunità socio-territoriali; esser nazionalista
significa premiare i contorni "iconografici" di una inesistente
"potenza strategica" italiana, serva a e acclive, invece, di
interessi estranei, spesso in contrasto con istanze sovranazionali;
esser custodi di assetti ordinamentali ed economico-finanziari
significa asservirli ai propri bisogni e solo in via succedanea a
quelli della collettività (v., per tutte, lo stravolgimento
operato al sistema giusprocessualistico nel settore penale e la
costituzione delle "scatole cinesi" negli assetti societari
d'interesse); esser, infine, allineato ai "principi liberistici"
acquista l'unico significato d'esser servo degli interessi
propri e della comunità ristretta che lo sostiene e incensa (come
miriadi di "carte processuali" hanno mostrato).
Al punto cui è giunta, la "vera destra" oggi può unicamente sperare
sulla fortissima presa di coscienza dell'unico uomo che - se disposto a
rinunciare agli ultimi orpelli fascisti - è in grado di rincuorarla e
indirizzarla, con piglio di statista e misura umorale, sui sentieri
della legalità repubblicana e della tradizione politica italiana: Fini.
quostat
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NG it.politica.destra - http://www.news.nic.it/manif/it.politica.destra.txt